10 errori da evitare se vuoi trovare un editore Leggi più tardi

Ogni giorno leggo su internet almeno un intervento del tenore:

“Non riesco a trovare un editore che mi voglia pubblicare, neanche a pagamento”.

Stabiliamo subito che se paghi, non pubblichi e se pubblichi, non paghi, ma te ne ho già parlato in questo articolo, per cui andiamo avanti e vediamo i 10 errori che impediscono agli aspiranti autori di trovare un editore.

Su internet ci sono decine di articoli che parlano degli errori più comuni, come:

  • il testo è scritto male;
  • la trama è inconsistente;
  • è già stato pubblicato, senza risultati.

In questo articolo troverai gli errori di cui si parla di meno, perché danno vita alle famose shitstorm sui social network, da parte di chi non è ancora pronto ad accettare critiche costruttive.

Leggi a tuo rischio e pericolo.

1. Non effettuare una ricerca di mercato

La star è il libro, ne ho parlato più che abbondantemente, ma l’autore è il suo “tutore“.

Hai scritto il libro, gli hai dato letteralmente la vita, parola per parola, lo hai visto crescere e diventare una storia completa. Adesso ha l’età per “andare a scuola“.
Per un libro la scuola è quel luogo dove viene affidato alle cure di esperti che lo rifiniscono e lo aiutano a diventare un testo professionale, in grado di incontrare e (indirettamente) relazionarsi con gli altri, ovvero i lettori.
Alcuni optano per gli “studi da privatista” e intraprendono la via dell’autopubblicazione. Altri, come te, suppongo, vogliono una scuola vera e propria, con un preside (editore) e degli insegnanti in grado di vedere i potenziale del tuo libro (editor) e in grado di correggere i suoi errori e renderlo migliore (correttori di bozze), ma anche di sapersi relazionare con gli altri (marketing), mostrare il suo aspetto migliore (copertina) e tutti quegli aspetti che lo renderanno un “libro adulto“.

Il primo passo per scegliere una “scuola-casa editrice” adeguata è studiare l’offerta.

Armati di carta e penna, tablet o cellulare, dovrai scandagliare ogni casa editrice degna di questo nome – qui c’è una guida utile –, e vedere cosa fa.

Tranne casi particolari e grossi gruppi, ogni casa editrice tratta dei generi specifici. Scrivere a una casa editrice che tratta solo libri per bambini, se hai scritto un giallo, ti porterà a perdere tempo e ricevere solo un lungo silenzio (se ti dice bene).

Uno degli errori principali è scrivere “‘ndo cojo, cojo” letteralmente “dove capita, capita“.

Scrivere a tutti gli editori a prescindere dalle collane editoriali, dalle modalità di invio dei manoscritti o dalla finestra di selezione è il modo più diretto per essere scartati e… se proprio hai commesso errori evidenti a lasciare il segno, ma non in modo positivo.

Analizza l’offerta, stila un elenco e scrivi solo agli editori in linea con il genere del tuo romanzo.

2. Volere la pappa già pronta

Questo errore è collegato al primo. Ogni giorno apro i social network e trovo almeno una persona che scrive “Cerco casa editrice“.

Così, secco, de botto!

Boris

Ecco questo è il modo migliore per essere ignorato e, soprattutto, per farti una brutta nomea con gli editori.

Ci sono gruppi social che vietano l’iscrizione alle case editrici per regolamento, ma altre danno libero accesso a tutti. Quindi, tu non sai se dietro a un nome o uno pseudonimo c’è un editore, uno scout, un editor, un agente letterario. Potrebbe aver effettuato l’iscrizione al gruppo con l’account personale, tanto per tenersi in aggiornamento.

Non sai mai chi ti legge.

Post di questo tipo fanno capire subito che:

  1. Non hai effettuato ricerche;
  2. Non sai o non hai pensato neanche al genere del tuo romanzo;
  3. Forse, pensi che siano gli altri a doverla cercare per te… sì, ma solo se hai un agente letterario;
  4. Probabilmente, pensi che tutto ti sia dovuto oppure non hai voglia di investire tempo nella promozione dato che non hai speso nemmeno due minuti per fornire delle informazioni per una cosa che interessa te; per quanto sia compito della casa editrice, nell’era di internet l’autore contribuisce tramite i propri canali social ed è proattivo nella comunicazione;
  5. Probabilmente per te una casa editrice vale l’altra.

Soprattutto quest’ultimo punto può fare la differenza quando il tuo testo arriverà sul tavolo di chi valuta i romanzi con potenzialità e quelli da scartare. Specie se ha letto il tuo post “Cerco casa editrice”.
In realtà, anche se non gli è capitato il tuo post.
Decidere di pubblicare un autore sconosciuto, soprattutto al suo esordio, significa investire tempo, denaro e risorse per un’incognita.

L’editore sostiene i costi della pubblicazione, per cui se sbaglia la scelta dell’autore ci rimette e un’azienda che ci rimette troppe volte chiude.

Se anche il tuo testo piace, supera la preselezione, e chi ti deve valutare cerca sui social il tuo profilo, i tuoi interventi e trova un post del genere potrebbe pensare che il tuo romanzo sia finito sul suo tavolo per caso.
Tu punteresti dei soldi su uno che ti ha scelto per caso tra una pila di nomi? (Semicit. Diavolo veste Prada).

3. Scrivere post sgrammaticati con errori ortografici

Tanto poi ci pensa l’editor.

Aspirante autore 3 nanosecondi prima di essere scartato

Questo è uno degli errori più clamorosi. Alcune volte la richiesta di aiuto nella ricerca di un editore è un po’ più dettagliata del semplice “cerco casa editrice”… bene, ma non sempre benissimo.

Purtroppo, capita che molti post siano terribilmente sgrammaticati e pieni di errori ortografici, primo fra tutti i puntini di sospensione alla sans façon.

Si torna sempre al discorso del punto 2.

Tu investiresti i tuoi soldi su una persona che non sa neanche scrivere due righe senza commettere errori ortografici e di mestiere vorrebbe occuparsi di “Scrittura“?

Cura i tuoi testi.

Approfondimento: Writiquette

4. Essere disposti a pagare

Ormai lo sanno anche i muri.

L’editore si assume TUTTI i costi della pubblicazione, secondo il diritto d’autore.

Non lo fa perché è buono, lo fa perché è un imprenditore che segue la legge e si assume il rischio di impresa. Te ne parlo qui.

Scrivere su internet che si è disposti a pagare o, peggio, vantarsene è un ottimo modo per precluderti per sempre la via della pubblicazione tramite casa editrice.

Purtroppo c’è molta confusione, perché anche le EAP possono dichiararsi case editrici, non è illegale, né lo è accettare i loro contratti (tranne alcuni che hanno clausole invalidanti, ma quello è un altro discorso), ma di fatto stai sostenendo le spese per pubblicare il tuo testo.

È come essere assunti in un’azienda, ma invece di ricevere lo stipendio (le royalties) paghi l’affitto, la luce, il telefono, il materiale lavorativo, ovvero sostieni il rischio d’impresa.

E, secondo te, un editore che sostiene tutti i costi, impegna il proprio denaro per scommettere sulle nuove voci autoriali, punta su uno che è disposto a pagare per lavorare?

Già, perché il tuo lavoro è scrivere e le royalties sono il compenso per la cessione del diritto d’autore del tuo libro. Il tuo lavoro l’hai fatto ora sta all’editore. E deve credere in te. Nel tuo testo.

Molti aspiranti autori cedono alle lusinghe della EAP o Vanity Press dopo aver ricevuto lunghi silenzi e rifiuti da parte dell’editoria NO EAP.

Come direbbe Simon Sinek, prima di mettere mano al portafoglio sarebbe il caso di cercare di capire PERCHÉ ti hanno rifiutato o ignorato. Cosa non ha funzionato?


  1. Hai controllato se la casa editrice cura il genere del tuo romanzo?
  2. Hai seguito le modalità di invio di quell’editore?
  3. Hai curato grammatica e ortografia dei contenuti inviati (compresa l’email a corredo!)?
  4. È passato un tempo sufficientemente lungo per valutare il silenzio come un rifiuto?

5. Non seguire le modalità di invio dei manoscritti

Ogni casa editrice ha un proprio metodo per ricevere i testi da valutare, una policy, che prevede:

  • la finestra temporale d’invio:
    • alcune case editrici accettano invii tutto l’anno;
    • altre solo in determinati periodi.
  • i documenti da inviare:
    • c’è chi vuole solo la sinossi – che non è la quarta di copertina (scopri la differenza);
    • chi tutto il testo;
    • chi solo il primo capitolo;
    • chi vuole anche la scheda di presentazione;
    • chi la biografia dell’autore
  • il mezzo d’invio:
    • una volta esistevano solo gli invii cartacei;
    • oggi esiste l’email;
    • la posta certificata;
    • il modulo nel sito web.
    • Alcune case editrici accettano proposte solo tramite agente letterario (soprattutto negli U.S.A.);
    • Ogni casa editrice sceglie le modalità di invio più adatte alle proprie esigenze.

Scrivere quando ti pare, dove ti pare e come ti pare, inviando ciò che ti pare è un ottimo modo affinché la casa editrice scelga una delle seguenti azioni:

  • ignorarti;
  • rifiutarti;
  • farti notare l’ovvio;
  • mettere la tua email in spam;
  • cestinare senza neanche leggere… un po’ così, come le pare.

6. Pretendere risposte lampo

Una casa editrice sul mercato da tempo riceve ogni giorno moltissimi testi. Un’alta percentuale finisce nel cestino per le cause che abbiamo visto nei punti precedenti; altre potrebbero finire in spam.

Per tutti gli altri invii ci sarà chi valuta che è letteralmente sommerso dai testi e dovrà leggerli per valutarne il potenziale.

Mediamente un romanzo si aggira intorno alle 90.000 parole (non ti parlo di cartelle editoriali, perché potresti ancora non sapere cosa sono. Nel caso si consiglio di rimediare subito partendo da qui).
Raramente un book scout o scout editoriale legge tutto il libro per tutti gli invii. Per questo alcune case editrici richiedono la sinossi e/o il primo capitolo, per farsi un’idea. Se poi gli piace quello che hanno visto ti contattano per chiederti il resto.

Già solo per leggere una sinossi (con spirito critico), un capitolo e una email passa almeno mezz’ora, un’ora. Ripeti per TUTTI gli invii presenti, per la giornata lavorativa.

Secondo te è plausibile ricevere una risposta entro poche ore o pochissimi giorni?

7. Sollecitare risposte

Questo errore, ça va sans dire, è collegato al precedente. Anche se uno può pensare che sia una questione di educazione, nel mondo del lavoro le tempistiche e le esigenze di mercato non vanno sempre d’accordo con questo aspetto. Scegliere di non rispondere a tutti, ma solo a potenziali collaborazioni e persone che possono rappresentare un contatto utile, presente o futuro, è un’esigenza per raggiungere l’obiettivo cardine: il core business.

Il core business è l’attività principale di un’azienda; per l’editore è ottenere risultati in termini economici dall’investimento su autori e testi.

Immagina di pagare un tuo collaboratore solo per rispondere alle email con un rifiuto, magari solo per fargli notare che i metodi di invio sono diversi, come spiegato dalla pagina apposita – che a quanto pare non ha letto. Tu lo faresti? Oppure impiegheresti il tempo di quella persona per contattare gli autori con i quali vuoi stringere accordi lavorativi?

8. Mancanza di umiltà

Il crescente interesse verso l’editoria, la scrittura e la pubblicazione ha visto crescere il numero degli autori nell’ultimo decennio (Fonte AIE). Questo significa un aumento dei volumi di invio dei manoscritti da parte degli aspiranti autori e, come abbiamo visto nel punto precedente, un aumento delle tempistiche medie per leggere e valutare il materiale pervenuto (nel rispetto della policy di riferimento).

Se nonostante questo aumento del lavoro, oltre tutto quello che concerne la pubblicazione e la cura delle collane in essere, l’editore trova il tempo per risponderti vuol dire che ha visto qualcosa nel tuo testo.

Sarebbe impensabile scrivere a tutti gli autori che il testo inviato è oggetto di rifiuto. Se anche si impiegasse un minuto per email, sarebbe un minuto improduttivo per gestire magari malamente un rifiuto con una email standard uguale per tutti, che non arricchisce nessuno.

Salvo alcune eccezioni, di solito gli editori si concentrano sulle risposte positive e sui testi che rifiutano, magari perché non hanno ulteriore spazio di pubblicazione o l’autore non è ancora pronto ma ha potenziale, per mantenere un rapporto con quella persona e aiutarla a migliorarsi.

Scrivere una lettera di rifiuto per il tuo testo, magari con delle motivazioni, ti sta dicendo che la porta non è chiusa: è solo accostata, per il futuro.

Se ricevi una risposta che motiva il rifiuto bacia terra, non per davvero, ma fai tesoro di quelle parole. Cerca di capire come metterle a frutto e migliorarti. A volte è un modo per dirti “sistema queste cose e poi torna”, magari perché sono aspetti del testo per le quali le tempistiche di lavoro si allungherebbero talmente tanto da rendere il testo non commercializzabile nei tempi richiesti dall’editoria; oppure, magari, perché hai bisogno di tempo per “metabolizzare” i cambiamenti richiesti e prima dell’editing hai bisogno di un writing coach.


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Qualunque sia la motivazione, evita risposte arroganti o, peggio, insulti.

Leggi la lettera di rifiuto.

Respira.

Mettila da parte.

Rispondi solo quando hai la certezza di scrivere qualcosa della quale non ti pentirai, nemmeno fra 10 anni.

9. Lamentele a raffica

Lunghi silenzi, nessuno ti risponde, neanche per darti un motivo. Non conosci il destino toccato in sorte al tuo testo.

  • È stato letto?
  • Si è perso nei meandri della redazione?

Una, due, dieci case editrici. Nulla. Il deserto del Gobi. Ti immagini il tuo povero romanzo, solo soletto, tra rocce e rotolacampo, abbandonato al suo destino.

E allora pensi che la soluzione migliore sia lamentarti dell’editoria marcia, che pubblica sempre i soliti noti, ma non lascia spazio agli autori sconosciuti, che non risponde perché non ha rispetto e… Taaaac!

Torni al punto 2 senza passare dal via.

10. Usare l’intelligenza artificiale e spacciare i testi per tuoi

Tra le nuove frontiere del digitale, l’intelligenza artificiale sta entrando di prepotenza nelle nostre vite. Ormai, sembra che tutto possa essere svolto in due minuti da una macchina: anche la scrittura di un romanzo.

Ci sono molti articoli in rete che parlano di persone che si sono arricchite o hanno scritto un libro con l’intelligenza artificiale.

Parlo ampiamente dell’intelligenza artificiale nel corso Scrivere per il Web, dell’etica professionale di chi vuole intraprendere la carriera di scrittore, ma ci tengo a precisare un aspetto fondamentale:

  • Se vuoi diventare uno scrittore professionista devi scrivere TU tutti i tuoi testi.
  • Se non scrivi, che scrittore sei?

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Il corso pensato per aiutarti a iniziare la tua carriera nella scrittura professionale sul web, dalla teoria alla pratica con esempi, esercizi pratici, quiz e approfondimenti!

Recentemente, ci sono stati casi in cui si è scoperto che un autore, anche di spicco, si è fatto scrivere i romanzi da altri e si è limitato a metterci il nome. Ci sono state aspre polemiche, sia a livello di patto con il lettore, sia a livello dell’etica del ghostwriting, di cui parlo nel corso Scrivere per il web.

Ha senso avvalerti di un ghostwriter se il tuo lavoro è un altro e vuoi realizzare un saggio, anche tecnico, afferente alla tua attività, con la professionalità dovuta a una pubblicazione; ma se vuoi rendere la scrittura il tuo lavoro che senso ha farti scrivere il testo dagli altri?

Se il tuo scopo è solo quello di vendere e non di scrivere, allora vuoi diventare un commerciante, non uno scrittore.
Se fossi un editore su chi investiresti il tuo denaro? Sull’autore che scrive i propri testi o su qualcuno che è “dipendente” dall’attività altrui e potrebbe ritrovarsi da un giorno all’altro sprovvisto del suo fantasma personale?

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