Cartella editoriale, carattere o parola? Leggi più tardi

L’unità di misura più comune per calcolare la lunghezza di un testo nell’editoria italiana è la cartella editoriale standard, ma abbiamo visto che all’estero nell’editing, nel proofreading, come si chiama la correzione di bozze oltreoceano, e nella traduzione si utilizza il calcolo per numero di parole.
Allora perché nell’editoria italiana è diverso?

Perché in Italia la lunghezza di un romanzo si calcola con la cartella editoriale?

La cartella editoriale

La cartella editoriale è formata da 1800 caratteri spazi inclusi, distribuiti su un foglio di 30 righe per 60 caratteri ciascuna.1

Questa unità di misura non è casuale, ma deriva dall’impostazione della macchina da scrivere, dove ogni carattere occupa lo stesso spazio.

Impostando margini ben specifici è così possibile ottenere pagine che contengono al massimo 1800 caratteri spazi inclusi. Usato in editoria, questa unità di misura si è diffusa fino a diventare la cartella editoriale standard.

Carattere o parola?

Molti (aspiranti) autori domandano spesso perché il conteggio viene effettuato per caratteri o per cartelle editoriali, dov’è la convenienza rispetto al conteggio per parola?

Ciao Parole in Linea, ma perché usi le cartelle editoriali o i caratteri? Dove sta la convenienza rispetto alle parole?

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Perché in Italia si usa la cartella editoriale?

La convenienza di calcolare la lunghezza di un testo in cartelle editoriali o in caratteri è data dalla necessità di una unità di misura unica, in grado di dirimere dubbi e controversie sulla lunghezza di un testo.

Trasparenza

Dal punto di vista economico e professionale, il conteggio tramite cartella editoriale o caratteri permette una maggiore trasparenza e correttezza nei confronti del cliente finale.

Infatti, il numero di parole in un testo è soggetto a tanti fattori, tra i quali troviamo:

  1. Lo stile dell’autore, che può usare molte subordinate e parole più o meno lunghe;
  2. Il registro linguistico, che influenza la lunghezza media delle parole;
  3. La lunghezza media delle parole della lingua utilizzata;

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Perché è meglio usare la cartella editoriale?

Per capire la differenza tra carattere, cartella editoriale e parola facciamo un esempio pratico.

Qui sotto ci sono due frasi che hanno lo stesso numero di caratteri, ma un diverso numero di parole.


«Buonasera,» lo accolse il maggiordomo con un’espressione seria in volto, alzando la mano coperta dal guanto bianco. «Posso prendere il suo soprabito?»

Caratteri: 151 – Parole: 23

«Buonasera,» lo accolse il maggiordomo con un’espressione neutrale sul volto rasato. Sollevò una mano guantata di bianco. «Il soprabito, cortesemente.»

Caratteri: 151 – Parole: 21


Usando il conteggio a parola, l’autore del primo testo pagherebbe un importo maggiore rispetto all’autore del secondo testo, a parità di caratteri totali.

In un esempio così breve, pagare due parole in più può sembrare irrisorio, ma in un testo lungo e complesso come un romanzo la differenza economica inizia a essere molto più consistente.

Il calcolo a cartella editoriale e, quindi, a carattere garantisce all’autore di non essere “discriminato” per il proprio stile di scrittura o per il numero di parole usate.

Di solito sono gli (aspiranti) autori, gli scrittori alle prime armi, che tendono a usare un numero maggiore di parole per descrivere scene e personaggi e il conteggio a carattere e a cartella editoriale tutela soprattutto loro, e garantisce il medesimo metodo di calcolo indipendentemente da come cambierà il loro stile di scrittura.

Calcolare la lunghezza di un testo usando la cartella editoriale o il numero dei caratteri tutela l’autore.

Il calcolo a parola tenderebbe sui grandi numeri ad avvantaggiare chi usa poche parole e ha uno stile più stringato rispetto ad autori che amano giocare con le parole e le descrizioni. Alcuni potrebbero essere influenzati a tagliare porzioni di testo per “risparmiare” influenzando il divertimento alla base della scrittura e la qualità intrinseca del testo.

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