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M’editar is so good: Grammatica & Polisemia – Omofoni & Omografi | pillola #11 Leggi più tardi

Ciao e bentornato a un nuovo episodio di m’editar is so good: pillole di auto editing.

Nell’episodio precedente abbiamo visto come rendere visivamente ordinato il tuo manoscritto attraverso la differenziazione della punteggiatura, dentro e fuori i dialoghi, con il trattino e i puntini di sospensione.

In questo undicesimo episodio torniamo a parlare di grammatica con la polisemia, ovvero di quelle parole che possono avere più di un significato e generano confusioni. Vedremo quindi gli omografi e gli omofoni, alcune parole difficili da scrivere e memorizzare e qualche trucco per scrivere senza sbagliare più.

Grammatica & Polisemia

Prima regola del #WritingClub:
controlla prima di scrivere.
Seconda regola del #WritingClub:
I dubbi sono un’opportunità.
Terza regola…

… non avere paura di osare… ma controlla il dizionario.

A prescindere dalla frequenza di utilizzo, ci sono delle parole che generano dubbi di ortografia e semantica. Per non parlare dei lapsus e delle parole che, nonostante tu sappia esattamente come si scrivono, ti ostini tuo malgrado a sbagliare. Ci sono persone che modificano intere frasi allo scopo di evitare di usare certe parole, quando basterebbe una breve verifica su Google™ o, meglio ancora, su un dizionario.

In alcuni casi è sufficiente ripassare la regola grammaticale, come abbiamo visto nella pillola #5, in altri occorre trovare un escamotage, un trucco, per ricordarla. Vediamo alcuni casi.

Parole ostiche

La lingua italiana possiede questo suono raro in altre lingue, tanto da sollevare dubbi e domande sulla sua pronuncia. Spesso sbagliamo anche noi. Infatti, talvolta, il suono “gn” ci induce in inganno ed ecco che aggiungiamo una i indesiderata. Può trattarsi di una distrazione o di un dubbio atavico che può cambiare il significato della parola.

La regola generale stabilisce che le parole che terminano in gna, gne, gno, gnu non si scrivono mai con la i.1

Da bambini ci cantavano la rima “gna, gne, gnu la i non vogliono più“. Anche se ti senti sciocco canticchiala e la prossima volta che ti trovi a scrivere ognuno, ingegnere, agnostico, designate… saprai come scriverle senza alcun dubbio.

Il gruppo “GN”

Chiaramente esistono delle eccezioni alla regola grammaticale nei quali la i si inserisce. Sembrava troppo facile, vero? Ecco i vari casi e qualche esempio.

I verbi che terminano in -gnare aggiungono una i grafica – usata solo per indicare la corretta pronuncia del suono gn – in questi casi2:

  • Nella 1a persona plurale dell’indicativo presente:
    • noi agogniamo (non agognamo);
    • noi consegniamo (non consegnamo);
  • Nella 1a e 2a persona plurale del congiuntivo presente:
    • che noi agogniamo/che voi agogniate;
    • che noi/consegniamo/che voi consegniate;
  • La grafia della parola compagnia [pronuncia: com-pa-gnì-a]:
    • Mi piace passare il tempo in tua compagnia;
    • Dovresti frequentare compagnie migliori;

Polisemia & Omofoni

Esistono parole dalla pronuncia insidiosa che cambiano significato a seconda se la grafia è unita o divisa. In questi casi occorre prestare molta attenzione alla semantica, cioè al significato che vogliamo dare alla parola e alla frase.

Vediamo alcuni esempi di parole che presentano una forma unita e divisa e i rispettivi significati e utilizzi.

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Divide et impera

Questo è uno degli errori più frequenti. Sono sicura che chiunque sia disposto ad andare al di là di un fiume, un cespuglio o al di là di una collina, ma ben pochi andrebbero nell’aldilà a cuor leggero.

Infatti, al di là è una locuzione avverbiale o preposizionale e significa andare oltre, superare un ostacolo, mentre l’Aldilà è un sostantivo e indica il regno dei morti: l’oltretomba.

Divide et impera

Mio padre è solito rispondere “tutto a posto e nulla in ordine” per dire che la routine procede. Mentre è stato felicissimo quando hanno apposto il timbro per dargli la pensione.

Infatti, a posto significa “in ordine“, mentre apposto è il participio passato del verbo apporre.

Polisemia & Omografi

La polisemia è la proprietà di un segno linguistico o di una parola di possedere più significati e si divide in più tipologie, da quella che prevede più significati per una stessa parola a seconda del contesto a quella che vede una parola significare una cosa e il suo opposto.

Nella vita di tutti i giorni ne usiamo molti, senza però farci caso, almeno finché non ci troviamo su Word® a cercare le ripetizioni e notiamo che la ricerca evidenzia le frasi in cui la parola compare, ma non è una ripetizione, perché si è inserita in un contesto diverso – che il correttore automatico non sempre riesce a comprendere. Ecco alcuni casi. L’accento è puramente grafico e serve per capire la differenza di pronuncia, ma non compare nella forma scritta, come si può vedere dagli esempi:

Accétta: attrezzo simile a una scure;Accètta: voce del verbo accettare;
Il condannato non accetta di buon grado l’accetta del boia.
Affètto: inclinazione sentimentale, sentimento; Affètto: chi è colpito da malattia;Affétto: voce del verbo affettare;
Ti racconto mentre affetto una mela, che ho fame: “Lei scoprì che lui era affetto da una grave malattia solo dopo le nozze, eppure il suo affetto per lui non mutò neanche di una virgola.”
Àmbito: circostanza;Ambìto: desiderato;
L’ingegnere ha ottenuto il premio più ambito nel suo ambito di ricerca.
Appòsta: con intenzione;Appósta: posta accanto, sopra o sotto, aggiunta;
Il collega di Mario lo fece apposta a cancellare la firma apposta sul modulo delle ferie dal capo del personale.
Bótte: recipiente di legno bombato;Bòtte: colpi, percosse;
Per poco il sommelier e l’enologo fecero a botte quando videro la botte in pezzi a terra e tutto il vino riversato per la cantina.
Capitàno: titolo usato nella gerarchia militare;Càpitano: voce del verbo capitare;
Anche al capitano di una grande nave capitano situazioni difficili da gestire.
Dànno: circostanza che nuoce;Dànno: voce del verbo dare;
Acquistare delle azioni che calano subito dopo danno un danno non indifferente.
Lèggere: voce del verbo;Leggère: che hanno poco peso;
Leggere un buon libro rende le giornate più leggere.
Lètto: mobile usato per dormire;Lètto: voce del verbo leggere;
Mi sono messo a letto, ho letto fino all’alba e non ho sentito la sveglia.
Ménte: complesso delle facoltà intellettive;Mènte: voce del verbo mentire;
Sembra in grado di leggermi nella mente e non so mai se mente o dice la verità quando mi risponde.
Vènti: fenomeno metereologico che coinvolge il movimento dell’aria;Vénti: numero;
Ci sono stati venti forti per oltre venti giorni di fila.

Polisemia portami via

In questo caso non si tratta di errori di ortografia, ma di semantica. L’evoluzione storica della lingua italiana ha dato vita a una forma di polisemia – detta enantiosemia – grazie alla quale alcune parole hanno assunto, oltre al proprio significato etimologico, anche quello opposto.

Pauroso: una persona può essere paurosa, e temere anche la propria ombra, oppure può incutere timore negli altri.

Fai attenzione quando descriveti il tuo personaggio come pauroso: teme tutto? Oppure, instilla il terrore negli altri?

Storia: si può parlare di una vicenda avvenuta realmente nella storia umana, documentata e oggetto di studio. Oppure, si può raccontare una storia inventata, che è il motivo per cui siete qui, alla fine.

In un romanzo storico la Storia si intreccia alle tue storie personali: attento a non confondere gli eventi.

Avanti: può significare sia prima, sia dopo:

Puoi decidere di mandare il tuo eroe avanti agli altri, ma rischia di morire per primo. D’ora in avanti decidi con cautela.

Bucato: lavare i panni o forare, creare un foro, un buco.

Ogni tanto descrivi anche azioni quotidiane, come fare il bucato: ai tuoi personaggi non dispiacerà… non garantisco se dovessero bucare una ruota mentre inseguono l’antagonista.

Accettare: questo verbo ha il duplice significato di gradire qualcosa, come un regalo o una proposta, o di colpire/essere colpiti da un’accetta.

Sbagliare questo verbo può farti ritrovare in una situazione alla Shining. Occhio ai Grammar Nazi o, come dice Vera Gheno Grammamanti!

Trucchi mnemonici

Uno dei metodi più antichi per ricordare una parola ostica è inserirla in una storia, o in un contesto familiare. Come avrai notato per le parole enantiosemiche ho fornito la spiegazione semplice e una frase inerente alla scrittura, in modo che possa aiutarti a ricordare la differenza più agevolmente.

Crea le tue associazioni mentali, e storie per le grafie e i concetti che non riesci a ricordare, e non li dimenticherai mai più. Parola di una che studiato ragioneria e, dopo vent’anni, ricorda ancora chi sono i tre esponenti principali della Tragedia Greca. Come? Semplice…

Che caldo qui dentro. Oh, cielo un incendio! ESCHILO, signori, ESCHILO, che qui si SOFOCLE, ma attenzione alle scale: sono EURIPIDE.

Professore di Italiano 1° anno di ragioneria all’ITCS Giovanni Da Verrazano (sì, con due erre e una zeta).

A questo punto non hai più scuse. Dovresti ricordare più o meno tutte le parole difficili. In caso di lapsus ricorda che c’è sempre il dizionario o il caro zio Google™.

Hai delle storie per ricordare delle parole o dei concetti? Scrivile nei commenti.

Occhi aperti e buona revisione

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