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Quando le emozioni diventano scienza Leggi più tardi

Emozioni e Scienza

Negli articoli precedenti abbiamo parlato della differenza tra emozione e sentimento, del male di vivere e della necessità di alcune persone di alleggerire la propria anima attraverso la scrittura, talvolta entrando in un circolo vizioso di sofferenza e introspezione autoanalitica.

Il codice FACS

Questa settimana la sfera emotiva delle emozioni nella scrittura si lega a una recensione. Di recente ho scoperto Lie to me, una serie televisiva statunitense del 2009 basata sullo psicologo Paul Ekman1, studioso del comportamento umano e del linguaggio del corpo

La sua teoria delle espressioni facciali si basa sull’universalità delle emozioni a prescindere dalla provenienza, etnia, lingua, credo ed educazione scolastica.

Nel 1972, seguendo una tribù isolata dal mondo in Papua Nuova Guinea, ha redatto le espressioni di base universali: rabbia, disgusto, tristezza, gioia, paura, sorpresa; Ekman ha ampliato la sua lista di emozioni base nel 1992 aggiungendo: divertimento; disprezzo; contentezza; imbarazzo; eccitazione; colpa; orgoglio dei propri successi; sollievo; soddisfazione; piacere sensoriale; vergogna.

Arrivò così a sviluppare il codice FACS (Facial Action Coding System) con analogo software per classificare la vasta gamma di espressioni del volto umano.2

Inoltre, attraverso l’osservazione di soggetti registrati, le emozioni sono state divise secondo quattro livelli di manifestazione:

  • Intensificazione;
  • Attenuazione;
  • Inibizione
  • Mascheramento.

La cultura di provenienza è in grado di influenzare la capacità di riconoscere una determinata classe di espressioni ed emozioni. Le prove sono state fornite da uno studio giapponese in cui sono state sottoposte delle fotografie con le emozioni fondamentali umane a soggetti giapponesi e statunitensi. Questi ultimi si sono dimostrati più precisi nel rilevare le emozioni negative.3

 

Lie to Me

Nella serie televisiva lo scienziato si chiama Cal Lightman ed è interpretato da un brillante Tim Roth, psicologo fuori dagli schemi, in grado di leggere i volti di chiunque. Eppure, il suo è così sfuggente e difficile da interpretare. Un coacervo di emozioni e un temperamento suscettibile che lo portano spesso nei guai. Un po’ come un moderno Loki delle saghe norrene, un trickster che ne combina di tutti i colori, tanto da dover poi risolvere problemi che si è creato da solo, grazie al suo passato non sempre limpidissimo.

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Territoriale e tagliente ha una linguetta biforcuta con la quale difende gli affetti e rimette al suo posto i nemici e la sua vittima designata, Eli Loker, con cui c’è un rapporto ora di mentore, ora di antagonismo.

Nonostante l’indiscussa leadership del protagonista, le figure femminili hanno una voce forte, anche se poi nascondono fragilità che vengono a galla nel corso dei vari episodi.

Una serie televisiva ben congeniata, che aiuta a riflettere su temi spesso delicati, e ci ricorda che ovunque siamo nati, qualunque sia la lingua che parliamo o il nostro credo, le emozioni ci accomunano e, se qualcuno ci ferisce, il nostro sangue sarà dello stesso rosso brillante e farà male da morire.

Viste le molteplici sfaccettature di questa serie televisiva, distinguerei tra i pro e contro dal punto di vista del semplice spettatore e dello scrittore(*).

Pro

  • Aiuta a riflettere;
  • Ci ricorda che siamo tutti uguali;
  • Il male non è sempre così chiaro e lineare: realistico;
  • Personaggi ben congeniati;
  • Tratta temi importanti spesso ignorati;
  • Buona dose di ironia;
  • Azione;
  • Psicologia dei personaggi*;
  • Intrighi*;
  • Giochi di potere ed equilibrio*;
  • Le emozioni vengono messe a nudo e spiegate in ogni episodio: un’ottima scuola*;
  • Le storie parallele e le trame secondarie dei personaggi si sviluppano in modo coeso alla trama orizzontale attraverso le stagioni*.;
  • Opportunità di studiare la figura dell’antieroe*.

Contro

  • La violenza non è risparmiata. Non è adatto ai tipi sensibili;
  • A volte lieto fine non significa che si salvano tutti;
  • Il male esiste e non viene debellato, perché fa parte del nostro mondo: potrebbe sfiduciare chi è già depresso;
  • Si svolge negli Stati Uniti: poco utile per descrivere le scene del crimine o le procedure legali italiane;
  • Rischio di spararsi una bella maratona e non scrivere: molto alto.

Quanta importanza attribuisci alle emozioni dei tuoi personaggi, positivi e negativi, e che tecniche descrittive usi per farle emergere. Come hai imparato a cogliere le differenze? Osservazione pura o hai seguito qualche corso di psicologia?

Scrivilo nei commenti!

Buona scrittura,

Parole in Linea

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